Bruce Lee untold by Lorenzo De Luca

Bruce Lee untold by Lorenzo De Luca

autore:Lorenzo De Luca [Luca, Lorenzo De]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni Mediterranee
pubblicato: 2024-03-03T00:00:00+00:00


Capitolo VIII

Tutte le strade portano a Roma

Un sogno non è quello che vedi quando dormi.

È quello che ti impedisce di addormentarti.

Abdul Kalam

Mandato al diavolo il regista Lo Wei e fondata la sua società di produzione con Raymond Chow, Lee compie un altro passo che lo stacca dagli standard del cinema di Hong Kong, e opta per l’Occidente come location del suo terzo film da star nonché il primo come autore.

L’America costa troppo, meglio l’Europa, e la migliore di tutte le location prese in esame è Roma, non solo per motivi economici, come vedremo a breve.

Lo Wei ci provò a ricucire lo strappo a una cena in presenza di Chow: se il copione di A Man called Tiger non piaceva a Lee, bastava dicesse dove e sarebbe stato riscritto. Quale scena? Quale punto? Tutto? Lavoriamoci. Se fosse andata male, se il divo avesse rinunziato a fare film, poteva sempre tornarsene a fare l’istruttore, ma se a Lo Wei andava male era finito, non poteva riciclarsi in altro, ma tutte queste argomentazioni caddero nel vuoto.

Una buona drammatizzazione di questo scontro è nel film Bruce Lee un cuore d’oro due mani d’acciaio (Dragon dies hard, 1974), la prima agiografia dedicata allo scomparso eroe del cinema marziale (oggi reperibile in una versione parzialmente in italiano sul canale YouTube “Il Giustiziere Giallo”, del citato M° di Arti Marziali Roberto Castagnini).

L’attrice Malisa Longo, oggi anche apprezzata pittrice, sovente ricorda nelle sue interviste che, per ottimizzare tempi e costi, tutte le scene girate da Lee in luoghi monumentali come il Colosseo o Villa d’Este a Tivoli, furono praticamente “rubate”. Un ciak e via! Buona la prima.

Il grosso sarebbe stato realizzato a Hong Kong, dove sulla base delle foto si ricostruì una sezione tridimensionale delle arcate dell’Antifiteatro Flavio, completa di graffiti sui muri posticci, e una gigantografia della prospettiva di fuga delle arcate medesime a simulare la profondità di campo, anche se lo stacco fra dove finiva il pavimento e cominciava la gigantografia verticale era piuttosto visibile.

Bruce era abbastanza soddisfatto del lavoro degli scenografi e poi confidava che il pubblico di Hong Kong non avrebbe fatto caso ai continui errori topografici degli spostamenti di Tang Lung, il nome del suo personaggio, nella Città Eterna.

A conti fatti quanti cinesi avevano visitato personalmente Roma?

Inoltre, con quel senso tutto napoleonico che gli era proprio, il divo confidava nel fatto che la sua sola presenza fosse più che sufficiente a far perdonare le inesattezze e le asperità.

Tutta l’opera poggiava sul carisma e sulle doti acrobatiche del suo Narciso dagli occhi a mandorla, il quale predisse con successo che il record stabilito dai suoi primi due Kung-Fu sarebbe stato infranto.

Scrisse il copione a mano, per farlo poi ribattere a macchina dalla moglie Linda, riempiendolo continuamente di cancellature e annotazioni. Chow avrebbe voluto chiedere anche qui una revisione finale e non accreditata all’esperto Ni Kuang, ma quando affrontò cautamente l’argomento con Lee, la reazione di questi fu tassativa: no! Quello era il suo film. Ci fu giusto una supervisione del copione da parte di



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